Il Piacere e la Crudeltà


Eros, Sadismo, Piacere, Crudeltà, Amore, Godimento, FolliaCopertina nuova 2

                                       Recensione 

Ancora più follia in questa storia … ma così accattivante!

Una follia che si sente, si vive, e non si vuol più lasciarla andare.
L’alienazione ha tendenze diverse, ma in questo libro, in questa straordinaria storia fuori dal comune, l’autore ci proietta in un mondo, dove tutto sembra possibile, dove non vi è più alcuna legge ne regola, e dove la voglia di vivere e sentire la sua avventura, lo spinge a trasgredire ogni proibizione.

Questa lunga discesa all’inferno ci tiene con il fiato sospeso dall’inizio alla fine.
Ancora una volta, la mia sensazione nel leggere questo libro, è che niente e nessuno potrà cambiare la traiettoria di quest’uomo avido di nuove sensazioni, sempre più forti e più intense e andrà fino in fondo alla sua storia ancora una volta, a rischio della sua vita.
Questo è qualcosa d’innato in lui, una decisione valutata, perché più che mai ha bisogno per viverla e nulla può fermarlo, anche se oggi sembrerebbe che l’allieva supera il maestro.
Questo è quello che lei pensa e che proclama ad alta voce, ma è la sua visione, e nessuno potrà mai veramente sapere se uno supera l’altro.
Ognuno percepisce e interpreta a modo suo.
Entrambi i personaggi sono inghiottiti dallo stesso desiderio di spingere ancora più in là i loro limiti, verso un inevitabile inferno che tende loro le braccia, in questa follia senza soluzione di continuità che vivono, e che rischia in ogni momento di catapultarli verso un punto di non ritorno.

Queste sono le sensazioni che si prova nel leggere questo libro, di cui solo l’autore conosce realmente i meccanismi più reconditi.
Un libro che ci fa rabbrividire, ci affascina, ci ingloba e ci tiene legati a questa storia, fin quando non si è raggiunta l’ultima pagina, in cui il demone accavalla le gambe e accende la sua seconda sigaretta.

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Frammento 1

La realizzabilità o meno delle fantasie in senso generico è legata però, alla stessa debolezza che fa l’uomo religioso.
Il bisogno di dare forma e tangibilità per credere.
Qualche volta siamo liberi da questa debolezza e, e una volta eliminata, possiamo vivere tutto in modo assolutamente reale, nell’identica maniera in cui vogliamo noi.
I limiti della realtà sono mobili e dipendono dalla forza della mente.
Conclusivi, spietati, inesorabili.
Ci sentiamo fremere di piacere e la fisicità risponde a tono.
Abbiamo bisogno di prendere.
Bisogno di schiacciare e negare la nostra pietà all’impotenza.
In tutto questo, noi non ci riconosciamo cattivi.
Ci sentiamo superiori e ci sembra quasi che morire sotto di noi sia piacevole e dovuto per chi c’è inferiore.
Tutto questo ci piace».

A questa lettera di Jacqueline pensavo, quando ho sentito nettamente il rumore di stoviglie e lo sbattere di un cassetto che si chiude.
Sentii il sangue scivolarmi via dal viso e un’onda di panico avvolgermi interamente e maledii il momento in cui non avevo nascosto meglio, o buttato via i coltelli che si trovavano in cucina.
Di lì a un attimo si aprì la porta e apparve e come temevo, stringeva in mano un coltello, lasciandolo pendere al suo fianco.
Nuda e scalza nel vano della porta, era una visione che mi portava via da lì in un mondo dove la realtà era alterata, e mi sembrava di vivere in un film.
Si avvicinò al letto, mentre sentivo la mia voce impastata dire:

– Laura, aspetta, aspetta.

Era già in ginocchio sul letto, a un palmo da me.

– Hai paura che ti uccida?

– Dovrei, ma non lo farò, non adesso almeno.

Sopra la testata del letto c’era una lunga mensola, sulla quale c’era un po’ di tutto.
Caramelle, portacenere, sigarette e accendini.
Poggiò il coltello sulla mensola e accese una sigaretta, sempre restando in ginocchio, poi mi disse:

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FRAMMENTO 2

– Laura non ci pensare nemmeno, non ci provare con me.

  – Non sono stupido fino a questo punto e non lo potrai fare.

 Con un solo gesto spazzò via le tazzine del caffè, facendole volare lontano e si protese verso di me, con lampi negli occhi, diventati piccolissimi e cattivi.

  – Tu non puoi impedirmelo e lo sai vero?

 – Posso fare qualsiasi cosa su di te, e ti dovrò legare molto bene perché l’acido brucia più del fuoco, ma sarò buona e userò un contagocce se non mi creerai problemi e starai tranquillo.

 – No!   

  – Va bene, come vuoi …

 Si alzò in piedi apparentemente calmata, dirigendosi verso la porta, ma passando davanti ai cassetti delle stoviglie, con velocità fulminea, apri quello con i coltelli e ne afferrò uno non molto grande ma appuntito.

In un attimo era vicina a me ed io, ancora seduto e incastrato tra il tavolo e il mobile che mi stava di lato.

Avevo incrociato le braccia davanti a me, in un gesto istintivo, per coprirmi da quella minaccia, ma fu la questione di un attimo e la lama penetrò nel mio braccio e subito lei si allontanò da me.

Non era una ferita profonda, ma usciva sangue e mi alzai in piedi.

Non ero spaventato ma sbigottito, stupefatto per quel che stava accadendo e andai verso di lei, per toglierle dalle mani quel coltello.

Arretrò fino al cassetto ed estrasse un altro coltello, più grande di quello che aveva in mano e si avvicinò a me tenendolo per la lama.

  – Prendilo.

Lo presi senza pensarci ed ero del tutto disorientato.

  – Roberto, tu hai una sola possibilità adesso.

  – Puoi uccidermi, oppure io uccido te ora, oppure ti ammazzerò in seguito se non farai quello che voglio, e stai sicuro che non m’importa nulla di quel che potrebbe succedermi e in ogni caso sarebbe autodifesa la mia.

  – Pensaci, considerata la tua età, chiunque mi crederebbe, e ci sono le tue impronte su quel coltello.    

  – Non hai scelte, decidi subito e forse riesci a uccidermi ed è il solo modo che hai per fermarmi, ma sappilo … non rinuncerò a quello che voglio.

  – Potevo andare in vacanza con le amiche e divertirmi e invece sono venuta fin qui ma non per giocare,  e tu sei mio completamente, o di nessun’altra.

 Guardai il coltello che avevo in mano e lasciavo pendere al mio fianco, e mi sentii prendere alla gola dallo sgomento, come se avessi appena commesso un terribile delitto e mi trovassi dentro un incubo, dal quale volevo svegliarmi.

Il sangue era scivolato giù lungo il braccio e aveva bagnato la mano e la lama del coltello dalla cui punta cadeva qualche goccia di sangue.

Laura appoggiò il coltello sul mobile e si tolse la maglietta sbattendola poi sul pavimento, per calpestarla con furia.

   – Tu sei mio, come questa maglietta che ho comprato e che posso calpestare, stracciare, bruciare, distruggere e buttare nella spazzatura se mi va di farlo.

Era senza reggiseno, stravolta in viso, furiosa e somigliava a una belva fuori controllo.

  – Deciditi subito, non ho tempo, non ho più tempo, uno solo di noi due uscirà da qui, ed io non ho paura di morire, ma sono più veloce di te.

 Si avvicinò a me.

  – Uccidimi.

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5 Comments

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